Il Drago Interiore
- Jacqueline Topakian
- 26 ago
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 8 set
Di Jacqueline I. Topakian - Geneva Holistic

Un giorno i discepoli chiesero al loro maestro quale via dovessero intraprendere per entrare davvero nella vita spirituale. Il maestro rispose: "Per prima cosa, imparate a superare le vostre paure". Queste parole hanno un tono iniziatico, perché la paura ha sempre segnato la soglia della trasformazione. In ogni mito, epopea o racconto sacro, il cammino dell’eroe non inizia con il trionfo, ma con il tremore. La paura custodisce il tesoro, il drago si avvolge attorno all’oro, e la discesa negli inferi comincia con l’oscurità che preme ai margini del cuore. Evitare la paura significa restare fuori dalle porte del tempio della propria anima; entrarvi significa varcare il più antico dei misteri, la confrontazione con l’ombra.
Perché la Paura Conta
La paura, con infallibile precisione, indica i luoghi in cui la nostra psiche si è spezzata e la nostra interezza è stata fratturata. Non è mai casuale, essa segnala gli impulsi, le emozioni e le verità che abbiamo respinto nell’inconscio perché troppo crude, troppo vergognose, troppo minacciose per l’immagine fragile che abbiamo di noi stessi.
Carl Jung insegnava che l’ombra contiene "quelle qualità e tendenze che rifiutiamo di riconoscere ma che nondimeno vivono dentro di noi". Marie-Louise von Franz approfondì questa visione definendo l’ombra il "bambino-problema della psiche", colui che, lasciato senza cura, diventa selvaggio e distruttivo.
La paura è il modo in cui il corpo ci avverte di questa figura nascosta. Si manifesta come avversione, giudizio, irritazione, rifiuto improvviso; ma in realtà stiamo incontrando noi stessi, mascherati nel volto di un altro o celati in una situazione che vorremmo evitare.
Mito e Discesa
La mitologia ha sempre saputo che la paura è la porta dell’iniziazione. Nella leggenda greca, Perseo poté avvicinare Medusa, l’ombra femminile terrificante, solo osando guardarla indirettamente, attraverso lo specchio dello scudo di Atena. Nel mito sumero, la discesa di Inanna negli inferi richiese che ella attraversasse sette porte, spogliata di ogni ornamento, potere e difesa, fino a rimanere nuda, anima tremante davanti alla sorella-ombra, Ereshkigal.
In ogni caso, la paura non è il nemico, ma la guardiana della trasformazione. Impedisce un ingresso prematuro, richiedendo coraggio, umiltà e abbandono.
Come Appare l’Integrazione dell’Ombra
Lavorare con l’ombra significa imitare questi antichi eroi. Ma non si tratta di uccidere mostri, si tratta di avvicinarli con reverenza. Il guerriero moderno di luce, invece di brandire la spada, coltiva presenza e consapevolezza.
L’integrazione dell’ombra ci chiede di:
Osservare, senza giudizio, il lampo dell’invidia, il nodo della vergogna, l’improvviso affiorare della rabbia.
Domandare: "Quale parte di me si nasconde dietro questa paura? Cosa ho esiliato per mantenere intatta la mia immagine diurna?"
Accogliere: riconoscere che ciò che temevo come mostruoso è spesso un frammento perduto di forza, passione o vitalità.
Robert Bly paragonava l’ombra a un lungo sacco che trasciniamo dietro di noi, colmo di tutto ciò che abbiamo rifiutato di portare. Ogni atto di integrazione è come sciogliere quel sacco e recuperare ciò che era stato abbandonato.
La Paura come Soglia
Ogni paura cela un’iniziazione nascosta:
. La paura del fallimento risveglia resilienza e umiltà.
. La paura del rifiuto ci invita all’amore di sé.
. La paura dell’intimità rivela la chiamata all’autenticità e alla forza di veri confini.
Nell’alchimia, questo è il Nigredo, la fase della nerezza in cui la materia si disgrega, si dissolve e si confronta con le sue impurità. La paura è l’oscurità che precede la rinascita. Entrandovi, permettiamo all’extraordinaria trasmutazione di iniziare.
Una Riflessione
Ogni passo tremante dentro il disagio, ogni riconciliazione incerta con ciò che una volta abbiamo respinto, ci avvicina all’oro nascosto nell’ombra. Come scrisse Jung: "Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma rendendo consapevole l’oscurità".
La domanda non è se la paura sorgerà, certo che sorgerà ... La vera domanda è, "permetterò alla paura di insegnarmi, e lascerò che mi apra la porta alle mie profondità?" Perché il tesoro che cerchiamo è sempre stato custodito dai draghi. E il drago, quando viene affrontato con coraggio, si rivela non un nemico, ma il custode del dono più prezioso dell’anima.
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